di Francesco Peloso L’epoca della nazionalizzazione della religione: è sempre più questo uno dei tratti distintivi della stagione politica nella quale siamo immersi. Fede e ideologia, dio e ragion di stato, si mischiano e creano una miscela identitaria quasi perfetta per movimenti che non ammettono sfumature, differenze, libertà. La “riconquista” islamica di Santa Sofia da parte […]
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Perchè nessun telegiornale parla dei bombardamenti turchi nel sud del Kurdistan
di Laura Corradi Perché nessun telegiornale parla dei bombardamenti turchi nel sud del Kurdistan? A mezzanotte del 15 giugno, aerei da guerra turchi bombardano il Campo profughi di Makhmour – (uno dei luoghi che ho visitato durante i mesi di ottobre e novembre 2019) e l’ospedale Sherdesh a Sinijar, città degli Ezidi (https://www.fabianacioni.com/with-the-peacock-angel), oltre alle […]
Turchia contro Fossalto
di Emanuela Locci Il comune di Fossalto il 4 marzo ha deliberato di conferire la cittadinanza onoraria a Abdullah Ocalan, leader curdo che dal 1999 si trova nelle carceri turche. L’iniziativa del piccolo comune del Molise rischia di far esplodere una crisi diplomatica tra l’Italia e con la repubblica di Turchia. La Turchia ha infatti immediatamente […]
Una rivoluzione femminile, non violenta e internazionale
di Simona Maggiorelli Vitalità e Resistenza, capacità di reagire a un attacco criminale che dura da molti anni e che ora Erdoğan rilancia contro i curdi nel nord est della Siria con un nome falso e ipocrita: “Sorgente di pace”. “Ramoscello di ulivo” si chiamava l’offensiva che aveva lanciato nel 2018 su Afrin, per sterminare […]
Clima e migranti, dal Rojava una svolta
di Guido Viale Si fanno le guerre per appropriarsi del petrolio e poi si usa il petrolio per fare altre guerre (le emissioni mondiali degli apparati militari ammontano al 15% di quelle totali, ma non sono contabilizzate nell’accordo di Parigi). Le guerre producono profughi e per respingere i profughi si fanno altre guerre, come oggi […]
#OperationWarSunset: un video per una campagna contro la guerra e la repressione dei curdi
di Martina Fang Lu La chiamano “Operation Peace Spring”. Sorgente di pace. Noi rispondiamo con la “Operation War Sunset”. Affinché la guerra nel Nord della Siria possa finire. Affinché questa terra, come da molti viene chiamata, il Rojava, che significa “tramonto”, possa essere il tramontare della guerra. Le persone iniziano a morire e le loro […]
La guerra sporca, fatta per procura, per conto dell’Europa
di Guido Viale La guerra di Erdogan contro il Rojava è fatta per deportare una grande parte dei profughi siriani che l’Europa non vuole accogliere, in un territorio trasformato in un enorme campo di concentramento a cielo aperto; dopo averne scacciato le popolazioni, curde e non solo, che lo abitano e lo hanno difeso con […]
L’appello di Zerocalcare: “Non possiamo voltare le spalle ai curdi”
di Gabriella Colarusso «Quando senti “Ratatata”, è Isis. Quando senti “Tum.Tum.Tum”, siamo noi». Era il 2015, i fanatici dello Stato Islamico davano l’assedio a Kobane, la città simbolo della resistenza curda, e Michele Rech da Rebibbia, l’artista Zerocalcare, era a pochi chilometri da lì, prima a Mesher poi fino Ayn al-Arab, nel cuore del Rojava […]
La deriva a destra sui migranti
di Tomaso Montanari
«Quando penso alle province del Lazio e ai suoi borghi, penso ad accogliere più turismo, che rilanci l’economia locale, e meno migranti, che invece pesano sull’economia locale. Non è questione di destra o di sinistra, ma di #buonsenso».
Questa dichiarazione di Roberta Lombardi, candidata 5 Stelle alla presidenza del Lazio, è un sintomo da non trascurare. Di quale “buon senso” si parla? Di quel senso comune, per nulla buono, per cui dei migranti non si ragiona come di esseri umani, ma come di numeri o come di minacce (la “bomba sociale”). Lo stesso “buon senso” per cui bisognerebbe «aiutarli a casa loro» (e questo l’ha scritto Matteo Renzi, dimenticando l’articolo 10 della Costituzione, che dice che l’Italia è casa di tutti coloro che non hanno i nostri stessi diritti), o sostenere mamme e famiglie italiane, «se uno vuole continuare la nostra razza» (Patrizia Prestipino, Pd).
Non cito le innumerevoli frasi di esponenti della Lega, Fratelli d’Italia e organizzazioni fasciste perché ciò che mi interessa stigmatizzare è la penetrazione di idee di fatto razziste in quello che appunto si presenta come il senso comune. È lo slittamento generale a destra, addirittura l’egemonia di questo non-pensiero, il principale avversario di ogni prospettiva democratica. Luigi Manconi e Federica Resta hanno recentemente argomentato (nel libro Non sono razzista, ma…, Feltrinelli 2017) circa i nessi tra questa indifferenza morale verso i migranti e quella verso gli ebrei, al tempo dell’Olocausto: «L’indifferenza della vita di ogni singolo in un mondo la cui legge era disinteresse per l’altro e vantaggio individuale universale» (T. Adorno).
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Ponti e affari: da Istanbul a noi
di Guglielmo Ragozzino
Come si ricorderà, i principali scontri avvenuti in Turchia nel tentativo non riuscito di colpo di stato contro il potere del presidente Recep Tayyp Erdogan sono avvenuti a Istanbul, lungo i ponti del Bosforo, il primo, detto primo ponte e il secondo ponte Faith Sultan Mehmet. Gli oppositori del regime che indicheremo come Antagonisti pensavano al controllo dei ponti come mossa decisiva per la resa dei conti e miravano anche al controllo della televisione e dunque alle 22 del 15 luglio 2016 hanno tentato di impadronirsi di quelli e di questa, con tanto di segnalazione attraverso un proclama delle autorità militari loro collegate.
Lo scontro per il controllo dei ponti si è però rovesciato nel contrario e gli Antagonisti, con i loro carri armati, sono rimasti imbottigliati nel traffico di Istanbul, sul Bosforo di un venerdì sera, d’estate. In modo analogo la presa in forze dell’emittente televisiva si è capovolta nell’opposto controllo dell’informazione attraverso il messaggio sms (“scendete in piazza!”) che Erdogan ha inviato alle 23,30 servendosi del suo telefonino, via Face Time a CnnTurk (mentre Twitter, Facebook o gli altri mezzi di comunicazione giovanilista sono mal visti tanto dal Governo che dagli Antagonisti).
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